Coinvolgere i pescatori nella gestione partecipata dell’Area marina protetta dell’Asinara e del tesoro di biodiversità che custodisce, mappando le attività del comparto e rendendole protagoniste della tutela ambientale: ci prova l’Università di Sassari col progetto finanziato dal Po-Feamp Italia 2014-2020, il fondo europeo per gli affari marittimi e la Pesca. La ricerca si concentra sull’analisi di esperienze di co-gestione e monitoraggio partecipativo e di caratterizzazione e monitoraggio dei servizi eco-sistemici e sulla formazione dei pescatori e di altri stakeholder.
Istituita nel 2002, vasta 108 chilometri, prosecuzione del Parco nazionale terrestre, nell’Area marina si pratica principalmente la piccola pesca artigianale. Le barche da pesca per lo più di ridotte dimensioni che operano nel cuore dell’Amp sono 48. Nell’area nel suo complesso, tra Porto Torres, Stintino e Castelsardo, le imbarcazioni sono invece 155. A Porto Torres e Stinitno il 70 per cento dei pescherecci usa palangari fissi, il 14 per cento usa le reti a strascico divergenti e il 16 per cento usa la circuizione. A Castelsardo il 74 per cento usa palangari fissi e il 26 per cento la circuizione. Partendo dai dati, Uniss e istituzioni locali intendono varare modelli virtuosi e partecipativi di pesca sostenibile e conservazione delle risorse ittiche.
Gli strumenti saranno formazione, comunicazione, divulgazione, sensibilizzazione ambientale col coinvolgimento di gestori dell’Area marina, pescatori, ricercatori, operatori professionali e cittadini. Per Donatella Carboni, che coordina il progetto, “la partecipazione non si ferma all’informazione su processi gia’ avviati e decisioni gia’ prese, ma punta a costruire un consenso collettivo e consapevole attraverso cui tutti contribuiscano a definire i termini di un problema nell’analisi di una situazione di rischio e nella progettazione degli interventi sul territorio su cui insiste la Amp”.