Un ‘Blue recovery plan’ per il Mediterraneo, devastato dalla pandemia Covid-19. È la proposta che il Wwf ha lanciato ai 22 paesi e territori costieri in occasione della Giornata Mondiale degli Oceani. Quelle del mare sono le risorse naturali e socio economiche condivise più importanti su cui i governi dovrebbero concentrarsi per garantire un futuro di prosperità e stabilità ai propri cittadini, spiega il Wwf secondo cui l’economia legata agli oceani nel Mediterraneo può generare un valore annuo di circa 400 miliardi di euro, l’equivalente di oltre la metà del Fondo per la Ripresa proposto dall’UE. Ma questa ‘economia blu’ può mettersi in moto solo se un’efficace protezione del mare e uno sviluppo economico sostenibile diventano la norma.

Il Mediterraneo è un concentrato di biodiversità che tutto il mondo ci invidia, con oltre 17 mila specie, paesaggi evocativi, ricco di cultura, tradizioni – ha dichiarato Donatella Bianchi, Presidente di WWF Italia – I paesi che condividono questa grande ‘oasi marina’ hanno quindi un’enorme responsabilità verso i propri cittadini e la nostra proposta punta ad un futuro sostenibile del mare, per il mondo che verrà”.

L’iniziativa del Wwf ‘A Blue Recovery for the Mediterranean – Il Piano per La Ripresa Blu del Mediterraneo’ parte da dati che mostrano un peggioramento delle prospettive ecologiche ed economiche del Mediterraneo nel 2020 e indica una serie di priorità e raccomandazioni per garantire ecosistemi marini sani, più posti di lavoro e migliori condizioni di vita entro il 2030. “Prima di tutto dobbiamo lasciare che il mare ‘riprenda fiato’ e recuperi uno status naturale“, ribadiscono. Al momento appena l’1,27% del Mediterraneo è effettivamente protetto mentre i maggiori scienziati del mondo concordano sul fatto che almeno il 30% del mare dovrebbe essere tutelato. Le aree protette marine gestite in modo efficace sono fondamentali per ricostruire gli stock ittici, sostenere attività di pesca e turismo sostenibili e mitigare gli effetti del cambiamento climatico.In secondo luogo, “dobbiamo ripensare il nostro sistema economico“.

Le analisi economiche del WWF 2020 mostrano che tutti i sette principali settori marittimi – dal trasporto marittimo all’acquacoltura, dalla nautica da diporto alla pesca ricreativa e su piccola scala – si basano o competono su aree marine chiave, lasciandole in uno stato di grave esaurimento. Il declino di queste risorse naturali comporterebbe inevitabilmente il declino della maggior parte dei settori economici della regione e delle molte comunità che dipendono da essi. L’Italia è uno dei paesi più ricchi in Europa e nel Mediterraneo in termini di biodiversità anche marina che forniscono un capitale naturale elevatissimo: sequestro del carbonio fornito dai nostri mari vale tra i 9,7 e i 129 milioni di euro l’anno, mentre la funzione protettiva delle praterie marine di posidonia contro l’erosione costiera ha un valore economico stimato circa 83 milioni di euro l’anno (Primo rapporto sul Capitale Naturale). E da oggi in Italia e per tutta l’estate il Wwf ha anche dato il via a GenerAzioneMare: al suo terzo anno, questa campagna ha costruito una vera e propria community con volontari, cittadini, scienziati, pescatori, aziende, tutti uniti per difendere il patrimonio Blu del Mediterraneo. Nel ricco palinsesto estivo sono previste attività sul campo, come liberazioni di tartarughe e sorveglianza dei nidi. La ricerca sui cetacei avverrà attraverso il monitoraggio delle specie e sulle minacce che affrontano come pesca, traffico nautico, rumore antropico e plastica all’interno del santuario Pelagos anche grazie all’iniziativa ‘Vele del panda’ in collaborazione con WWF Travel. In cantiere anche incontri con i pescatori, tagging su squali e tartarughe per identificare i loro spostamenti e il comportamento, pulizia di spiagge e coste anche in versione adatta alla sicurezza sanitaria con i ‘Self plastic free tour‘; e poi mappatura delle reti fantasma sui fondali, con la community WWF SUB.