La Confsal pesca con il suo segretario nazionale Bruno Mariani e Unci agroalimentare con il suo presidente Gennaro Scognamiglio, hanno scritto una missiva “per portare all’attenzione della profonda crisi che sta investendo il settore della pesca”, inviata alla ministra Luciana Lamorgese e per opportuna conoscenza ai sottosegretari Stefano Patuanelli e Francesco Battistoni.

Illustrissima Ministra – comincia così la nota di Confsal ed Unci -. Il comparto pesca necessita di soluzioni, efficaci ed urgenti. Il momento ci sembra davvero inopportuno per dare spazio alle polemiche, ci vuole coerenza e coesione sociale e idee propositive da introdurre per ritrovare quella pace sociale che, in queste ore drammatiche, i nostri uomini e donne del settore pesca cercano di difendere con i denti. I recenti rincari dei prodotti petroliferi, ed in particolare del gasolio, hanno fatto esplodere lo scontento- sconcerto tra gli operatori della pesca professionale all’interno di una crisi già aperta per le sempre più stringenti disposizioni legislative unionali in materi di politica della pesca“.

Non è più tempo di suggerire provvedimenti ma fornire una risposta chiara e puntuale da parte delle Istituzioni e dal Governo sulle legittime istanze che avanza la categoria. Il clima sociale in cui oggi ci troviamo ad operare – proseguono Scognamiglio e Mariani – è giunto al limite della pace sociale e la tensione è alta. Siamo seriamente preoccupati, in qualità di portatori di interesse, anche di atti intimidatori che possono essere messi in atto dal comparto che rappresentiamo, spinti dalla disperata azione di sopravvivenza. Atti forti con l’intendo anche di impedire lo svolgimento delle normali attività di impresa con atteggiamenti ai limiti della democrazia partecipata“.

È giustasi continua nella letterala sana manifestazione di protesta, ma lo stato di agitazione deve essere contemperata nel rispetto del vivere comune e dell’incolumità, in primis, di quei pescatori che potrebbero essere oggetto di violenza privata. Gli atti intimidatori e la violenza non ci appartiene e riteniamo grave ciò che sta accadendo e non utile ai fini di soluzioni praticabili per il ristoro del comparto. La pesca professionale ha bisogno di soluzioni pacifiche e prese nell’alveo della legalità che consentano la opportunità di continuare a lavorare in serenità senza essere oggetto di minacce e giornate in meno di reddito.

Chiediamo, dunque, alle SS.VV., l’adozione di provvedimenti precauzionali e tempestivi onde evitare situazioni spiacevoli che possono degenerare in azioni illecite a discapito della collettività. Certi dell’operato di chi è investito ad assicurare la pubblica incolumità, Voglia gradire, illustrissimo Ministro, l’espressione della nostra più alta considerazione“, hanno concluso i due massimi dirigenti Confsal pesca e Unci agroalimentare.