Per i pescherecci il gasolio è un costo fondamentale, poiché rappresenta una parte significativa dei loro costi operativi. Gli aumenti hanno quindi un impatto diretto sulla loro redditività, rendendo più difficile per loro sostenere le proprie attività.

Tra gli operatori ittici scatta l’allarme del caro-gasolio che in tre mesi ha subito un’impennata del prezzo del 25%. Basti pensare che a seconda della tipologia e della dimensione del peschereccio vengono consumati tra i 500 e i 1.700 litri di gasolio al giorno.

Oggi servono sicuramente interventi economici per affrontare un autunno che si preannuncia per il settore veramente caldo. Dobbiamo evitare che si tocchino i picchi del gasolio raggiunti all’inizio del conflitto in Ucraina, che in pochi mesi fece registrare aumenti del 100 per cento del prezzo.

Il governo italiano aveva stanziato alcuni fondi per aiutare i pescatori a far fronte all’aumento del prezzo del gasolio, ma questi aiuti non sono sufficienti a risolvere il problema.

Confsal pesca ricorda gli effetti inevitabili del caro prezzo:

  • Riduzione dei profitti: L’aumento del prezzo del gasolio riduce i profitti dei pescatori, in quanto aumenta i loro costi operativi.
  • Aumento dei prezzi del pesce: L’aumento del prezzo del gasolio può portare ad un aumento dei prezzi del pesce, in quanto i pescatori devono recuperare i costi maggiori sostenuti.
  • Riduzione dell’attività di pesca: L’aumento del prezzo del gasolio può portare ad una riduzione dell’attività di pesca, in quanto i pescatori possono essere costretti a ridurre le proprie uscite in mare.

Oggi si rischia di avere un impatto negativo sul settore della pesca, con conseguenze anche per la sicurezza alimentare. È quindi necessario trovare soluzioni per ridurre l’impatto di questa crisi, a beneficio dei pescatori e dei consumatori.

Secondo studi e dati della Federazione, si è rilevato che in 3 mesi il prezzo è salito del 25 per cento. Troppo.