Di seguito le considerazioni di Annalisa Spano’ per Confsal pesca Sicilia, sulle problematiche inerenti il settore ittico e le politiche europee. Proprio Spanò è intervenuta recentemente in occasione del convegno sulla pesca dal titolo ‘la sfida europea della pesca e delle politiche del mare nel nuovo contesto della blu economy e del green deal’, a Catania.

Annalisa Spanò:

“Nel corso degli anni, l’Unione europea penalizza  sempre maggiormente il settore della pesca e criminalizza i lavoratori, come ad esempio, l’adozione del  nuovo regolamento sul controllo delle attività, vengono trattati come potenziali delinquenti.

Il trattamento che ormai ci viene puntualmente riservato dalla Comunità europea, dove prevale un assoluta mancanza di rispetto nei confronti di migliaia di operatori del comparto ittico, attività, spesso a conduzione familiare , che debbono affrontare e risolvere ogni giorno vari problemi ed innumerevoli costi per mantenere in  regola  la propria attività, adottando  schemi rigidi,  a cui si aggiungono nuove incombenze e controlli che renderanno più costosa e difficile la pesca professionale. Con il regolamento adottato a maggioranza,  infatti, ci sarà l’obbligo di installare telecamere sulle imbarcazioni e di effettuare la registrazione digitale dettagliata di tutto il pescato. Così i lavoratori vengono umiliati e trattati al pari di delinquenti. Soltanto per i pescatori non valgono i diritti riservati a tutti i cittadini, per  la tutela della privacy.

Un’altra proposta della Commissione Europea, che danneggia la pesca, è l’eliminazione della pesca a  strascico, dove vengono  danneggiati  i lavoratori e le imprese del settore della pesca, le filiere collegate e tutti i consumatori. In Italia, nella sola pesca a strascico sono impegnate oltre 2000 imbarcazioni, che danno occupazione a 7500 lavoratori, un settore che contribuisce a un terzo del prodotto ittico italiano, per un valore pari al 46% del fatturato totale.

Tra le conseguenze della decisione avviata dalla Commissione europea, dove vede la totale eliminazione dello strascico nel 2030 , ci  sarà  una ricaduta in tutta la filiera  ittica  con la scomparsa dalle tavole italiane di alcune specie  ittiche come gamberi, scampi, triglie, naselli, sogliole, etc. Per continuare a soddisfare le richieste del mercato si andrà ad aumentare l’importazione di prodotti ittici da Paesi extra-comunitari, che lavorano con regole diverse e non rispettano i nostri stessi rigidi protocolli in termini di sicurezza  ed igiene dei prodotti. Sarebbe opportuno  che i governi italiani portano sui tavoli tecnici a Bruxelles proposte scientifiche  da far valere con il supporto della ricerca , ove vengano previsti piani di gestione con la collaborazione delle  Regioni, suddivisi per area geografica, dove vengono valutati una serie di elementi come  l’ambiente marino, l’inquinamento, gli agenti atmosferici, i periodi di ripopolamento ed attuando una politica di razionalizzazione del pescato solo in alcuni periodi dell’anno, attuando la stagionalità del pescato ponendo i divieti solo nei periodi di ripopolamento delle specie ittiche interessate.

Attuando una politica condotta dal basso , ascoltando anche l’esperienza dei pescatori che meglio di chiunque conosce il mare .Si potrebbe salvaguardare l’ambiente marino , senza sacrificare il capitale umano che , viene rottamato facilmente dalla comunità europea, senza valutazione alcuna in termini di caduta occupazionale, in un Paese ad alta densità di disoccupazione , dove si aggiungono altre  perdite di posti di lavoro. Tra tutti i cambiamenti susseguiti negli ultimi anni , con le imposizioni  delle varie normative comunitarie si è generata una più ampia trasformazione della filiera ittica nel suo complesso e di conseguenza tutte le figure professionali coinvolte.

I lavoratori marittimi stanno scomparendo , in quanto non si trovano  più  giovani che voglio intraprendere questa professione , gli armatori devono ricorrere al reclutamento di lavoratori extracomunitari  per mantenere la tabella minima di armamento , con costi più elevati ,in quanto gli sgravi della legge 30/98 non vengono applicati a tali lavoratori, tutto ciò comporta ancora maggiori costi da sostenere per l’impresa di pesca. Quindi In maniera più specifica, i pescatori rappresentano  una categoria che oggi appare caratterizzata da una serie di problematiche che necessitano di soluzioni urgenti che passino anche attraverso modelli di contratto di lavoro più adeguati , con sgravi estesi a tutti i lavoratori ,con definizione di specifici ammortizzatori sociali; individuazione di un sistema fiscale idoneo; determinazione di adeguati processi formativi dei lavoratori; identificazione di precise strategie di sviluppo occupazionale; determinazione di precise ed efficaci agevolazioni per l’inserimento giovanile (tipo apprendistato, tirocini), con il supporto anche  degli istituti nautici che prevedono già dei corsi professionali  pescatori , a cui molte volte non si possono dare seguito , perché non previsti da alcuna normativa i rapporti di lavoro con giovani studenti.

E’ importante anche discutere dei nuovi fondi Feampa, che dovrebbero essere impiegati  per riqualificare il settore pesca  , dando una boccata d’ossigeno alle imprese  e ai giovani che vogliono investire in questo settore, con  sistemi ecocompatibili, con attrezzature e reti intelligenti per la rimozione del Marine Litter  per potenziare il recupero delle attrezzature  e reti fantasmi  che si trovano nei fondali marini, che rappresentano un grave danno all’ambiente marino, preservando l’ecosistema marino, l’acquisto di motori ecocompatibili che riducono l’inquinamento marino, la contestuale  formazione di pescatori nell’uso di sistemi e, nell’ambito delle politiche di gestione integrata della costa e al fine di diversificare il reddito dei pescatori, si dovrebbe  promuovere  la pesca multifunzionale tramite lo sviluppo di attività complementari quali il pescaturismo, l’ittiturismo, il turismo della pesca sportiva, la ristorazione marinara, i servizi ambientali legati alla pesca, con particolare riferimento alla pulizia dei fondali marini e delle acque adiacenti alle coste, le attività didattiche e pedagogiche a bordo e in banchina, rilanciare anche la vendita diretta in banchina del pescato a km zero così come già previsto  dalla legge regionale n. 9/2019 , così come ultima circolare della Regione siciliana  emanata in data 06/marzo 2024 la n. 2051  dove si focalizza maggiormente l’importanza dell’applicazione di tale legge  per salvaguardare , promuovere e sostenere la pesca mediterranea, definendola come importante attività identitaria del tessuto sociale della nostra regione , che rappresenta da sempre un’attività di sostegno delle comunità costiere locali  , che identifica la figura del pescatore e della pesca mediterranea quale elemento di riconoscimento di un antica tradizione da custodire e tutelare per le future generazioni.

Quindi la salvaguardia delle attività di pesca tradizionale  e storica locale, con l’indotto di tutta la filiera deve essere oggetto di discussione anche presso  i tavoli della comunità europea che, negli ultimi anni ha pensato sempre più di tagliare fuori le piccole imbarcazioni per dare spazio alla grande pesca , danneggiando Regioni come la nostra del sud che sono  caratterizzate per lo più da antichi mestieri tramandati da generazione in generazione , come la menaide, la circuizione, il palangaro, etc.. che rischiano la chiusura definitiva, a causa degli elevati costi da sostenere e  normative troppo restrittive a cui devono attenersi al pari delle grosse imbarcazioni .Pertanto si auspica che il sistema di pesca siciliana, rivista nel nuovo contesto delle politiche del mare europee, venga ridefinita con modelli di sviluppo, per la modernizzazione del settore ittico stesso,  oltre la salvaguardia delle attività di pesca tradizionale storica locale, attraverso Piani di gestione con sviluppo ecosostenibile nei vari territori preservando le diversità delle coste, dell’ambiente marino, e della flora e fauna marina, con interventi che danno un maggiore valore aggiunto al pescato locale, con termini di guadagno adatti al sostentamento degli stessi lavoratori per garantire una vita dignitosa per se e per le loro famiglie”.