Al Consiglio Agricoltura e Pesca di Lussemburgo, l’Unione Europea ha affrontato le sfide ambientali, energetiche e sociali del settore ittico, puntando su innovazione, tutela degli ecosistemi e miglioramento delle condizioni di lavoro per garantire un futuro equilibrato e competitivo alla blue economy
Al Consiglio Agricoltura e Pesca svoltosi a Lussemburgo il 23-24 giugno, l’Unione Europea ha tracciato le linee guida per il futuro della pesca nel 2026, affrontando sfide ambientali, economiche e sociali che mettono a dura prova un settore cruciale per l’economia e la biodiversità marina.
Nonostante alcuni progressi nella riduzione dello sforzo di pesca, la situazione degli stock ittici resta critica, soprattutto nel Mar Baltico e in alcune aree del Mediterraneo. Problemi come l’eutrofizzazione, l’inquinamento e il mancato rispetto delle chiusure stagionali rallentano il recupero degli ecosistemi marini. L’anguilla europea, ad esempio, è in stato di collasso, con misure restrittive che però non sono ancora accompagnate da piani nazionali aggiornati in molti Paesi.
Sul fronte internazionale, l’Ue ha siglato accordi con Regno Unito e Norvegia per definire i Totali Ammissibili di Cattura (TAC) in linea con le indicazioni scientifiche, ma permangono tensioni con altri Paesi costieri per la gestione di specie migratorie, complicando la sostenibilità e i negoziati multilaterali.
La questione energetica pesa fortemente sul settore: dopo il picco dei prezzi del carburante nel 2022, un lieve calo nel 2025 ha dato un po’ di respiro alle flotte, ma quelle più energivore restano vulnerabili. La transizione verso fonti più sostenibili e una maggiore efficienza sono considerate priorità strategiche, con una roadmap per la decarbonizzazione attesa nel 2026.
Sul piano sociale, la Commissione ha posto l’attenzione sulle condizioni di lavoro, riconoscendo la pesca come una delle professioni più pericolose in Europa. Uno studio recente ha analizzato le aspettative e i bisogni dei pescatori fino al 2050, mentre si lavora per migliorare formazione e sicurezza a bordo.
Infine, resta aperto il tema della landing obligation, l’obbligo di sbarcare tutte le catture per ridurre gli scarti, una norma ancora largamente disattesa. La Commissione ha invitato tutte le parti interessate a contribuire con osservazioni entro fine agosto 2025, in vista delle decisioni sulle opportunità di pesca per il prossimo anno.
L’Europa blu si trova così a un bivio decisivo, dove sostenibilità ambientale, innovazione tecnologica, tutela sociale e cooperazione internazionale devono integrarsi per garantire il futuro di un settore vitale per l’economia e l’identità delle comunità costiere.
[R.F.]